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Omeopatia e Moda

Storia della Omeopatia:: I Rimedi Omeopatici:: Cosa cura l' Omeopatia:: Il medico Omeopatico::
Curarsi con l' Omeopatia:: Omeopatia come moda:::

Anche se non bisogna dimenticare che in base ad una visione trascendente della cura omeopatica è impossibile confondere tale metodologia con una delle tante mode, passeggere per definizione, che di epoca in epoca mirano ad indicare all’uomo smarrito i giusti atteggiamenti e comportamenti da perseguire per ritrovare la pace e la felicità perdute. E’ evidente invece come l’Omeopatia, partendo dal concetto astratto dell’energia vitale e tornando a questo, conferendogli finalmente un significato di senso compiuto, così come abbiamo appena cercato di spiegare, si pone aldilà di ogni moda, senza spazio e senza tempo, avente come unico obiettivo la riscoperta della semplicità e profondità originale dell’essere umano quale giusto mezzo tra la banalità dilagante, che mira a trasformare la persona in strumento, e la complicazione scoraggiante, che alimenta nell’uomo l’idea della sua incomprensibilità, aprendo così la porta a dogmatismi e manipolazioni di ogni genere. Nella semplicità purificata del cuore, da cui nascono e rifioriscono i sentimenti umani per eccellenza, la persona torna finalmente a sentirsi partecipe della sofferenza di tutta la terra nello sforzo di continuare a vivere e di riappropriarsi della vita così come il Creatore la pensò all’origine dei suoi giorni, divenendo egli stesso testimone e realizzatore vivente del divino processo della creazione!

 

 Omeopatia Oggi

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Nella medicina moderna c’è sempre meno spazio per la storia famigliare o personale del paziente. Si trascura sempre più la raccolta anamnestica, che nelle cartelle cliniche si è ormai ridotta ad uno sterile e formale elenco di avvenimenti patologici con accanto delle date. La strada che il paziente ha percorso per giungere alla sua malattia interessa sempre meno, perché dal punto di vista terapeutico alla fine ciò che conta è la patologia in atto ed è quella che sarà curata e nient’altro. Tutta la terapeutica moderna è un impegno preciso a debellare i sintomi di una malattia ormai comparsa. Vi è una difficoltà concettuale a trarre insegnamento e informazioni dalla patobiografia del paziente, che potrebbe essere invece utile per una comprensione meno superficiale della malattia contingente e della sua evoluzione futura. Le malattie di cui il paziente ha sofferto nel passato appaiono al medico accademico come eventi singoli e difficilmente collegabili, soprattutto se hanno colpito apparati diversi. Pertanto, ogni malattia viene trattata in modo singolo e fa poca differenza se la malattia è comparsa per la prima volta o per l’ennesima. Per esempio, un bambino che si ammala durante l’inverno per la quarta volta di tonsillite, sarà curato con l’antibiotico così come lo è stato per le tre volte precedenti e lo sarà per quelle successive!

Per l’Omeopatia il concetto di terreno assume un’importanza fondamentale ai fini di una corretta condotta diagnostica e terapeutica, soprattutto nelle forme patologiche croniche. Il ricorrere di certe forme morbose denota una “debolezza di terreno” che sposta l’attenzione del medico dalla malattia al malato. In questo caso è il terreno inteso come predisposizione, che rappresenta la vera malattia e non l’episodio sintomatico che rappresenta solo un epifenomeno di questa. Nelle forme croniche, la malattia emergente deve essere sempre inserita correttamente in un contesto patobiografico del paziente, che permette di acquisire informazioni sulla totalità della persona. La terapeutica che scaturisce da questo approccio non si limiterà all’uso di medicamenti per la sola malattia in atto, ma interverrà sulle problematiche meno apparenti che spesso ne sono la causa

Dire che oggi l'omeopatia ha risolto tutti i suoi dubbi sarebbe falso, poiché esistono ancora moltissime interpretazioni diverse. Tuttavia molti passi sono stati fatti, e oggi non c'è più chi si debba vergognare di parlare apertamente di omeopatia come se parlasse di stregoneria. Infatti gli strumenti oggi a disposizione hanno confermato la possibilità di permanenza di un messaggio in un fluido ben al di là dei limiti un tempo considerati normali.

 

Il punto più controverso relativo alla pratica dell'omeopatia resta comunque sempre quello della estrema diluizione dei preparati.

Molti infatti non si spiegano come una sostanza possa mantenere un effetto terapeutico, o addirittura potenziarlo, dopo essere stata diluita milioni e milioni di volte, fino a non lasciare più traccia visibile di sé nel mezzo liquido che la veicola. Molte persone, dalla fine del 1700 ad oggi, si devono essere poste il problema. Deve essere stato comune a molti, sia medici che pazienti, lo stesso stupore che io ho provato nel constatare personalmente l'effetto rapidissimo del preparato "Arnica CH 200" dopo una dolorosissima distorsione, o l'immediato disseccamento di un herpes simplex labiale insieme alla sparizione totale per una settimana dei sintomi di un fastidioso  raffreddore allergico, grazie al "mio" factotum "Dulcamara CH 1000". Quando si scopre quale meraviglioso strumento sia l'omeopatia per studiarsi e capirsi a fondo, e ritrovare la salute, poca importanza rivestono le spiegazioni teoriche e scientifiche del perché ciò accada.

Purtroppo molte persone oggi, magari anche ai vertici di rinomate istituzioni, si permettono di dettare leggi e principi, e di giudicare il bene e il male, dall'interno di laboratori i cui studi portano solo benefici relativi, troppo spesso inficiati da effetti collaterali rilevanti.

Queste persone che, spesso con cifre astronomiche in dotazione per l'investimento nella ricerca, si permettono di ignorare o denigrare terapie o filosofie alternative, la cui unica colpa è quella di guarire di più e meglio di quanto non sia in grado di fare la medicina ufficiale (ma senza "ufficiali" spiegazioni), non fanno altro che difendere interessi personali, facendosi beffe del progresso scientifico. Non è corretto né scientifico negare l'esistenza di un fenomeno solo perché si è incapaci di spiegarlo, o perché mette in dubbio certezze già acquisite.  Talora il riconoscimento dell'efficacia di un certo tipo di cura può mettere in pericolo anche l'esistenza di qualche poltrona o di qualche fetta di benessere legata, magari, all'industria farmaceutica o, peggio, al brutale business collegato al malato di cancro in fase terminale, per il quale i familiari sono disposti a fare qualunque sacrificio. In questi casi chi possiede la capacità di influenzare i mass media, non esita a gettare discredito sulle terapie alternative, facendo facile leva sulle difficoltà interpretative di queste ultime.

Valga per costoro il pensiero di Laforgue che, dopo aver definito lo scientismo "scienza divenuta religione, che si chiude nelle sue certezze per farne dei dogmi", considera tali persone "incapaci di soffrire per concepire, che non possono che aderire a una verità morta".